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Frei Dilson Batista Santiago

Fin dalla fondazione della nostra Associazione nel 1989, frei Dilson è il referente brasiliano di Arcoiris: segue e ha la responsabilità dei nostri centri di accoglienza per bambini di strada e delle nostre scuole.

Nato nel 1954 a Canavieiras, cittadina sulla costa atlantica del sud della Bahia brasiliana, dopo i primi anni di scuola in Brasile entra in seminario nel 1970 nel Convento dei Frati Cappuccini “Sant’Efremo Vecchio” di Napoli, dove diventa frate e rimane fino al 1978, quando torna in Brasile per concludere a San Paolo gli studi di Teologia. Nel 1980 viene ordinato sacerdote a Porto Seguro.

È parroco di Itamaraju (1983-86), di Jucuruçu (1986-91), di Guaratinga (1991-94), poi per molti anni degli indios Pataxò del Monte Pascaol, infine, dal 2018-19 anche del paese di Monte Pascoal. Per un periodo, fino al 1996, è responsabile regionale dei frati cappuccini. Dal 2020 è Vicario del Vescovo di Eunapolis.

Nel 1987 inizia a collaborare strettamente con il Movimento dei Senza Terra (MST – Movimento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra), di cui diventa sostenitore e punto di riferimento, nonché guida spirituale. Partecipa a occupazioni di terre incolte, a manifestazioni e a marce, conosce la prigione (1993) e le ferite fisiche (Salvador, 1995).

Nel 1989 inizia la collaborazione con gli amici di Arcoiris di Trento, che già conosce dall’inizio degli anni ’80, fino a diventare il referente dell’Associazione di volontariato che in Bahia gestisce centri di accoglienza dei bambini poveri e abbandonati e di formazione.

Nel 1994 è eletto deputato dello Stato di Bahia nelle file del PT, il partito di Lula, divenuto poi presidente del Brasile. Nel ruolo di presidente della commissione “Combate a fome” denuncia il governo della Bahia di tenere nascoste grandi quantità di fagioli, mentre la gente muore di fame, e fa dimettere il ministro statale responsabile.

Nel 1996 si dimette da deputato statale per diventare sindaco di Itamaraju, cittadina rurale di 60-70 mila abitanti a 60 chilometri dalla costa, sempre nelle file del PT. Nel 2000 si candida nuovamente, ma la sua rielezione viene impedita da brogli elettorali riconosciuti poi dai tribunali federali e statali tre anni più tardi, quando a fine 2003 riconsegnano a frei Dilson il Comune di Itamaraju, allontanando il sindaco temporaneamente in carica.

Ma frei Dilson non accetta la carica perché, per pochi mesi di mandato, perderebbe il diritto di candidarsi un’altra volta. Cosa che fa nell’ottobre 2004, quando viene eletto per la terza volta, a grande maggioranza, sindaco di Itamaraju.

Nel 2008 viene poi rieletto sindaco per la quarta volta, compito che ricopre dividendo il tempo restante dall’impegno di Prefeito (Sindaco) tra la Casa di accoglienza Arcoiris, l’Assovale con i ragazzi più grandi della Casa di accoglienza e le aldeias degli Indios Pataxò della Riserva del Monte Pascoal, dove trascorre i fine settimana svolgendo il ruolo di parroco di quelle comunità indigene.

Quando è libero dagli impegni di frate prima, di prete poi, infine di sindaco della sua città, frei Dilson si dedica giorno e notte alla Casa di accoglienza di Itamaraju, facendo prima da papà e poi, con il passare degli anni, da nonno alla cinquantina di meninos da rua, bambini abbandonati o mandati lì dal locale Tribunale dei minori, mediamente presenti. Per molti anni svolge anche il ruolo di coordinatore dei due centri scolastici e sociali di Arcoiris nelle città di Jucuruçu e Guaratinga.

La sua città, Itamaraju, in un gemellaggio ideale con Nago-Torbole (TN), partecipa negli anni 1997-2006 al progetto “I comuni trentini per i comuni del sud del mondo”, partito da Nago-Torbole (Trento) che ha coinvolto molti Comuni del Trentino in progetti a sostegno del Comune di Itamaraju. La sua città ha inoltre partecipato al progetto “100 Città” di collaborazione tra cento città europee e cento città brasiliane.

Oggi è parroco di Monte Pascoal e tuttora referente e coordinatore dei progetti di Arcoiris.

Come prete e come politico, si è sempre impegnato a proteggere e a difendere i bambini e gli ultimi.

Lettera aperta di Frei Dilson ai giornali Trentini - 2011

Frei Dilson, prima di ripartire per il Brasile, ha lasciato una lettera a Giuseppe con il quale, quando erano entrambi sindaci, c’era stata una forte collaborazione nel progetto “I comuni trentini per i comuni del sud del mondo”, a favore di Itamaraju. Si trattava di una lettera aperta destinata ai giornali perché la pubblicassero: così è stato. Il quotidiano “Il Trentino” e il Corriere del Trentino hanno dato ampio spazio.

“Trento, 2 ottobre 2011

Sono frei Dilson, brasiliano, ordinato frate cappuccino nel 1974.

Ho fatto il parroco in alcune cittadine dell’interno della Bahia, il parlamentare dello Stato di Bahia e il sindaco della città di Itamaraju per tre mandati, ora sono parroco degli indios Pataxò del Monte Pascoal.

Quando non sono impegnato come frate o sindaco, faccio il “papà” nella comunità di accoglienza dei bambini di strada di Arcoiris, nella stessa zona dove sono nato e cresciuto.

Ho voluto essere presente a Trento all’iniziativa “sulle rotte del mondo”, una settimana di incontri tra il Trentino, terra bellissima e generosa, e i suoi missionari, per conoscere le tante forme di volontariato, per assistere ai dibattiti, per parlare con la gente, per presentare in un pubblico confronto le ragioni per cui un frate come me, che ha trovato nella Bibbia le radici della Teologia della liberazione, ha voluto e potuto fare politica.

Ma ho voluto essere in Trentino soprattutto per un’altra cosa: per dire grazie! Gesù di Nazareth, dopo aver guarito un gruppo di lebbrosi e vedendo che uno solo era tornato a ringraziarlo, chiese dove erano gli altri: ho pensato che se anche Dio prova gioia nell’essere ringraziato, immaginarsi noi esseri umani!

E così, in un momento in cui c’è sempre meno riconoscenza, ho voluto essere in Trentino per esprimere la mia, con un grazie.

Grazie all’associazione trentina Arcoiris, che per vent’anni mi ha sempre aiutato nei progetti sociali di recupero dei bambini di strada, di formazione scolastica e professionale.

Grazie alla presidente Franca, a Italo, Monica e a tutto il direttivo, ai tanti soci e sostenitori che impegnano il loro tempo e denaro per sostenere progetti realizzati a diecimila chilometri di distanza. Grazie ai tanti amministratori comunali e provinciali che hanno sostenuto i vari progetti partiti da Nago-Torbole e che hanno coinvolto Riva del Garda, Trento, Cles, Lavis, Pergine e molti altri comuni, oltre alla Provincia, nell’aiutare il mio comune di Itamaraju.
Cari volontari e amministratori, cari amici, non immaginate nemmeno cosa produce il vostro aiuto nelle terre lontane.

Nel mio comune, con gli aiuti del Trentino, centinaia di bambini hanno potuto prima sopravvivere e poi crescere in condizioni civili, diventare uomini liberi perché formati e capaci di decidere con la propria testa.

Migliaia di ammalati hanno potuto recarsi in ospedale sulle ambulanze donate dai comuni, sulle strade mantenute aperte con i mezzi arrivati dal Trentino.

Migliaia di cittadini si sono formati nelle scuole costruite con iniziative trentine e sostenute da Arcoiris. Per non parlare della forza del vostro esempio, perché dietro la generosità c’è sempre un effetto moltiplicatore, che da sempre trascina la mia e le altre comunità a migliorarsi e a dare ai cittadini opportunità sempre maggiori.

In questi giorni ho visto e apprezzato il grande lavoro di volontariato a favore dei popoli che hanno più bisogno, ho pensato che questa gente é generosa e sensibile. Ho sentito che a causa delle crisi ci sono forti resistente verso le iniziative di solidarietà internazionale e c’è la tentazione di tenere qui le risorse.

Lasciatemi dire una cosa, la chiusura sarebbe un errore per due ragioni: la prima perché quando si da, è sempre più quello che si riceve di quello che si da; la seconda è ben descritta da un proverbio brasiliano: pochi sanno l’importanza della goccia d’acqua lasciata cadere dal colibrì sulla foresta nella stagione secca. Non fateci mancare la goccia d’acqua che per noi è vitale.

E a chi pensa che il Brasile non abbia più bisogno di aiuto perché si sta sviluppando velocemente, dico: magari bastassero dieci anni per coprire il vuoto di secoli…

Grazie e un caro saluto a tutti.
frei Dilson Batista Santiago”